

Una recente decisione della Corte Suprema del Regno Unito in un caso di mancato consenso informato ha portato alla luce alcuni aspetti delicati della comunicazione medico-paziente, in particolare la responsabilità del medico e il ruolo del paziente.
La sentenza della Corte Suprema
Il caso era quello di una donna affetta da diabete, che ha dichiarato di non essere stata avvertita del rischio di incorrere in distocia della spalla durante il parto, evento che ha provocato una grave anossia cerebrale del feto. Mentre l’ostetrica della donna ha dichiarato di non aver comunicato il rischio per evitare la scelta di un parto cesareo, opzione non consigliabile date le condizioni della paziente, la corte suprema ha dato ragione alla donna, stabilendo che lo standard per ciò che i medici devono comunicare ai pazienti circa i rischi, i benefici e le alternative del trattamento non deve essere determinato da ciò che il medico ritiene necessario, ma da ciò che un paziente ragionevole e ben informato ritiene importante.
Criticità nella comunicazione del consenso informato
Il nuovo standard, definito “standard del paziente ragionevole”, è già stato adottato in quasi la metà degli Stati Uniti; tuttavia le modalità di comunicazione del consenso informato presentano ancora numerose limitazioni. La comunicazione dei rischi, dei benefici e delle alternative terapeutiche risulta spesso priva di dettagli critici per il processo decisionale del paziente, le informazioni tendono a essere generiche e “difensive” rispetto al ruolo del medico o della struttura ospedaliera, sono spesso scritte in modo complesso, non leggibile e non di rado vengono presentate al paziente in momenti non adeguati, ad esempio poco prima dell’inizio del trattamento, momento in cui il paziente è più vulnerabile e meno propenso a fare domande.
Queste criticità nascono in parte da una mancata visione di insieme del sistema sanitario, che non riconosce un valore nel processo del consenso informato; in parte sono invece da imputare a barriere diffuse tra i medici, riassunte come “indifferenza professionale” e “inerzia organizzativa”. Queste includono la scarsa familiarità del medico con i supporti decisionali, i vincoli di tempo e l’esistenza di priorità concorrenti, il carico di lavoro percepito e il costo.
Come migliorare la comunicazione del consenso?
Data la criticità del consenso informato nella relazione medico-paziente, come dovrebbe essere una comunicazione funzionale, incentrata sul paziente?
Una comunicazione completa, trasparente e senza bias è un elemento essenziale, ma non è sufficiente. Un aspetto critico è per esempio la disponibilità di un consenso in forma scritta che sia facile da leggere, magari con figure e immagini, e che includa le testimonianze di altri pazienti. Tra il medico e il paziente deve essere instaurata una comunicazione collaborativa, che tenga conto non solo dei dati disponibili ma anche dei valori e delle preferenze del paziente. Durante il processo di comunicazione il paziente deve avere la possibilità di esprimere i suoi valori, le sue preferenze e obiettivi; è inoltre il momento per conoscere meglio la propria prognosi ed esprimere eventuali preoccupazioni sulla sicurezza del trattamento o la fase di riabilitazione. I pazienti devono poter chiedere ulteriori informazioni, un secondo parere, o il sostegno di un familiare o di un amico nel processo decisionale.
Solo seguendo lo standard del paziente ragionevole sarà possibile rispettare il diritto all’informazione del paziente, le sue preferenze, la sua sicurezza e la sua autonomia. Inoltre, l’implementazione di questo standard attraverso la promozione di un consenso informato condiviso porterà a un beneficio per il paziente, il sistema sanitario e la società. I pazienti che assumono un ruolo più attivo nelle loro decisioni sull’assistenza sanitaria comprendono infatti meglio le loro scelte e hanno più probabilità di ricevere cure in linea con i loro valori, obiettivi e preferenze.
Fonte:
Spatz ES, Krumholz HM, Moulton BW. The New Era of Informed Consent: Getting to a Reasonable-Patient Standard Through Shared Decision Making. JAMA. 2016 Apr 21. [Epub ahead of print]