La scarsa affidabilità dei risultati della ricerca biomedica è una problematica ampiamente nota a cui ancora oggi non è stata trovata una soluzione. Per risolvere questa “reproducibility crisis”, da Nature arriva la proposta di un nuovo tipo di studio, chiamato confimatory study, che dovrebbe garantire una maggiore affidabilità dei risultati degli studi preclinici, senza limitare l’efficacia e la creatività sperimentale degli scienziati di base.
Come è fatto uno studio confirmatorio?
Lo studio confirmatorio ha lo scopo di confermare in maniera indipendente e scientificamente rigorosa le ipotesi sviluppate in fase preclinica su modelli animali. Per farlo vengono adottate molte delle regole tipiche di uno studio clinico: definire a priori un protocollo di studio, identificare un’ipotesi da testare, individuare degli outcome principali e sviluppare un piano di analisi statistica. Gli studi confirmatori devono quindi rispettare standard molto elevati nel disegno, nell’analisi e nel reporting dei dati, nonché utilizzare criteri di significatività particolarmente stringenti (per es. valori di p<0,01).
Inoltre, questi studi dovrebbero essere condotti presso laboratori o consorzi indipendenti da figure dedicate, specializzate nella conduzione di esperimenti di conferma per i colleghi. L’idea è quella di affinare la metodologia degli studi confirmatori, permettendo al contempo ai laboratori di ricerca di rimanere focalizzati sulla loro expertise di base.
Nel caso di risultati con un’applicabilità scientifica immediata, lo studio confirmatorio dovrebbe essere seguito da uno studio generalizzato, in cui l’ipotesi viene testata in condizioni diverse, ampliando la variabilità biologica intrinseca (età degli animali, ceppi, co-morbidità) o modificando le condizioni di trattamento (somministrazione, tempistiche).
Vantaggi del “confirmatory study”
La conduzione di studi più formali e rigorosi aumenterebbe l’affidabilità dei risultati della ricerca biomedica, riducendo il numero di falsi positivi. C’è da aspettarsi una riduzione nel numero di paper pubblicati, ma a vantaggio di una maggiore sicurezza e fiducia nelle conclusioni esposte negli articoli stessi.
Inoltre, il fatto che un’ipotesi scientifica verrà testata in uno studio confirmatorio rigoroso permette una maggiore flessibilità negli studi esploratori iniziali, che dovrebbero concentrarsi solo sull’esplorazione e la generazione di ipotesi. I ricercatori di base verrebbero quindi liberati dai limiti imposti da analisi statistiche rigorose e da un’eccessiva numerosità campionaria, e potrebbe concentrarsi solo sull’esplorare e generare nuove idee.
Infine il fatto che gli studi confirmatori vengono eseguiti da laboratori esterni favorisce l’indipendenza dei risultati e facilita la pubblicazione anche di risultati negativi o nulli.
Come aiutare la transazione verso il futuro
Gli studi clinici confirmatori cambieranno radicalmente il modo in cui gli scienziati producono e scrivono articoli scientifici: il cambio di direzione è chiaramente un processo lungo e complesso, ma diversi accorgimenti possono favorire questa transizione.
Le riviste scientifiche dovrebbero prevedere uno spazio per la pubblicazione degli studi confirmatori affianco a quelli sperimentali, magari dando priorità ai primi o richiedendoli come requisito. Gli istituti che finanziano la ricerca dovrebbero sviluppare progetti pilota per introdurre questa novità, mentre il mondo accademico dovrebbe pensare a come accreditare questi lavori. Infine dalla ricerca clinica dovrebbe arrivare una pretesa di maggiore sicurezza nelle premesse su cui si fondano gli studi clinici da condurre nell’uomo.
Anche solo alcuni di questi incentivi potrebbero aiutare gli scienziati a dare il via al cambiamento.
FONTE:
Mogil JS, Macleod MR. No publication without confirmation. Nature. 2017 Feb 22;542(7642):409-411. doi: 10.1038/542409a. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28230138