Lo scopo principale del medical writing è trasmettere un messaggio metodologicamente corretto e accurato, che rifletta il livello di credibilità e il rapporto di causalità delle evidenze cliniche osservate. Nel tradurre i risultati di uno studio in un testo scientifico è dunque fondamentale fare attenzione ai verbi che si utilizzano, per comunicare in maniera chiara la differenza tra un’associazione potenzialmente casuale e un vero rapporto di causalità.
Verbi descrittivi e dichiarativi
‘Sottolineare’, ‘osservare’, ‘supportare’, ‘evidenziare’ etc. sono verbi descrittivi, usati per l’appunto per descrivere un’azione. Sono verbi neutrali, che non suggeriscono alcun tipo di inferenza e non sottintendono una relazione di causalità. Questi verbi dovrebbero essere utilizzati per descrivere i risultati di studi osservazionali, non randomizzati, retrospettivi o nel caso di studi in cui il rapporto di causalità è minato da problemi di bias e pertanto non affidabile.
I verbi dichiarativi sono invece utilizzati per dichiarare e affermare. Verbi quali ‘dimostrare’, ‘stabilire’, ‘determinare’ e ‘risultare’ evidenziano l’esistenza di un rapporto causale e dovrebbero essere utilizzati nel contesto di studi clinici ben disegnati, randomizzati, controllati, in cieco e con una potenza statistica adeguata.
Termini con connotazioni specifiche
Alcuni termini devono essere usati con attenzione poiché nel contesto scientifico assumono una connotazione specifica.
Il termine ‘significativo’ sottintende sempre una significatività statistica, che deriva da un’analisi statistica ufficiale. In assenza di un piano statistico adeguato è bene evitare il termine ‘significativo’ a favore dei più appropriati ‘sostanziale’ o ‘considerevole’.
Il termine ‘trend’ non è appropriato per suggerire l’esistenza di una relazione di causalità. Quando si parla di ‘trend’ ci si riferisce infatti a una situazione specifica, in cui il p-value è risultato inferiore a 0,1, ma non statisticamente significativo (<0,05).
Anche il verbo ‘correlare’ ha un significato particolare, che deriva dal calcolo dell’indice di correlazione di Pearson o del coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman. Al di fuori di queste analisi non è quindi corretto parlare di ‘associazione’ o ‘correlazione’ tra variabili.
Il tempo verbale
Attenzione infine al tempo verbale. Per convenzione gli esperimenti e le osservazioni già fatte sono scritte al passato; vanno invece scritte al presente le informazioni di carattere generale o concetti generalmente noti o universalmente riconosciuti. Se il verbo al presente viene utilizzato per discutere i risultati di uno studio clinico ha un valore molto forte e denota causalità.
Rischio di disinformazione
Nella scrittura scientifica la forza di un verbo deve quindi sempre corrispondere al livello di evidenza o, ancora più specificamente, al livello di causalità.
Utilizzare male i verbi per cercare di migliorare un testo (più o meno di proposito) può essere fonte di incomprensione e disinformazione e rappresentare un vero pericolo quando applicato alla pratica clinica. I medical writer e gli stessi editori dovrebbero prestare attenzione a questo aspetto, affinché queste “regole” linguistiche vengano rispettate.
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