Il fumatore presenta un rischio molto più elevato di reazioni avverse da farmaci rispetto a un soggetto non fumatore. Il motivo va ricercato nell’interazione tra le oltre 4000 sostanze presenti nel fumo di tabacco e l’eventuale farmaco assunto. Il fumo di tabacco può infatti modificare l’efficacia e la tollerabilità di numerosi farmaci, agendo sulle loro caratteristiche farmacodinamiche e farmacocinetiche.
Le interazioni fra farmaci e fumo di tabacco
Come ben spiegato in un articolo pubblicato da Focus Farmacovigilanza “le interazioni tra farmaci e fumo derivano principalmente dagli effetti di quest’ultimo sull’attività degli isoenzimi metabolici del citocromo P450. L’effetto più caratterizzato del fumo è l’induzione dell’isoenzima CYP1A2 che determina un aumentato metabolismo dei farmaci metabolizzati da questa isoenzima, con conseguente riduzione della concentrazione plasmatica del principio attivo.
Un esempio è l’antipsicotico clozapina. Il fumo di 7-12 sigarette al giorno è sufficiente per raggiungere la massima induzione e determinare la necessità di aumentare del 50% il dosaggio di clozapina per mantenerne la concentrazione plasmatica e quindi ottenere l’effetto clinico. Al contrario, smettere di fumare riporta a livelli quasi normali la funzionalità dell’isoenzima e pertanto in caso di disassuefazione da tabagismo in corso di terapia antipsicotica è importante riadeguare il dosaggio del farmaco.
Situazioni simili si verificano anche per altri farmaci, tra i quali anche quelli utilizzati per le patologie cardiovascolari. Secondo i dati pubblicati da una recentemente una metanalisi, il dosaggio di warfarin dovrebbe essere aumentato del 12% nei fumatori rispetto ai non fumatori.