Negli ultimi anni il concetto del data sharing si è diffuso enormemente nel mondo scientifico come mezzo per aumentare l’affidabilità dei risultati degli studi clinici e per rafforzare la medicina evidence-based. A questo scopo l’International Committee of Medical Journal Editors (ICMJE) ha recentemente proposto di rendere condivisibili i dati di tutti gli studi pubblicati nelle riviste che aderiscono al gruppo.
Il nuovo paradigma della condivisione dei dati ha un impatto diretto non solo sulla ricerca clinica, ma anche nella pianificazione, disegno e pubblicazione delle revisioni sistematiche e meta-analisi.
Vantaggi per la evidence-based synthesis
Il data sharing risponde alla problematica della non pubblicazione o del reporting parziale dei dati degli studi clinici, un fenomeno a oggi stimato tra un terzo e la metà dei dati totali generati.
Grazie alla condivisione, i ricercatori che si occupano di evidence-based synthesis potranno ora accedere direttamente ai dati delle sperimentazioni, facilitando il processo di ricerca e permettendo un’analisi più completa dei risultati, che può focalizzarsi sugli effetti eterogenei del trattamento o su specifici sottogruppi di popolazioni.
Sfide e problematiche
Le piattaforme di data sharing si sommano a un numero già consistente di database disponibili, all’interno dei quali i ricercatori devono selezionare le ricerche rilevanti.
L’aumentata complessità potrebbe richiedere l’intervento di esperti informatici, che aiutino i ricercatori a districarsi nella moltitudine di risorse disponibili. Inoltre, la disponibilità di fonti multiple impone la necessità di cross-check, per evitare duplicazioni erronee o reporting di dati discordanti.
Da notare inoltre che il data sharing così come proposto oggi potrebbe essere limitato ai dati pubblicati negli articoli – escludendo quindi endpoint e sottogruppi di popolazioni non menzionati nelle pubblicazioni – e solo per le riviste che fanno parte dell’ICMJE. Per tutti gli altri dati, i ricercatori dovrebbero fare ancora affidamento su iniziative autonome di data sharing e sui database di registrazione dei clinical trial.
Data sharing anche per le revisioni sistematiche?
Dal 2012 è stato proposto di estendere il concetto di condivisione dei dati anche al mondo della evidence-based synthesis, al fine di evitare duplicazioni, assicurare la trasparenza e minimizzare le fonti di bias.
Ogni revisione sistematica o metanalisi dovrebbe dunque essere accompagnata non solo dai link degli articoli fonte, ma da tutti i dati analizzati. L’idea è quella di creare librerie di informazioni che contengono gli articoli aggregati per le analisi, i risultati, i summary dei dati e i database dei trial clinici, facilitando enormemente la diffusione dei dati.
Prospettive future
Nonostante il notevole sforzo che queste attività implicano in termini di risorse e di tempo, l’intera comunità della ricerca biomedica – dalla ricerca di base, alla clinica, all’evidence-based synthesis – è destinata a trarre un vantaggio dalla condivisione dei dati.
Il data sharing non serve solo a evitare la duplicazione dei dati, ma massimizza il valore dei dati raccolti, incoraggiando analisi e interpretazioni multiple, e contribuendo all’identificazione e al rifiuto dei risultati sbagliati.
Fonte:
Ross JS. Clinical research data sharing: what an open science world means for researchers involved in evidence synthesis. Syst Rev. 2016 Sep 20;5(1):159. doi: 10.1186/s13643-016-0334-1.